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Descrizione

Il complesso, situato su un'altura dominante l'abitato del comune di Ponzano, è documentato per la prima volta nel diploma del 1014 con cui Arrigo il santo fece dono del territorio alla chiesa di Vercelli, mentre a partire dal 1200 il complesso, identificato da alcuni studiosi come ricetto, fu feudo delle famiglie dei de Ponzano, Castellazzo, Saliceto, de Setaria. Le fonti storiche citano un atto, datato 1431, dal quale è possibile trarre informazioni circa la conformazione della struttura in quel periodo, costituita da un edificio residenziale detto palazzo, una torre dei nobili ed un fossato. La presenza di giardini è invece attestata in un consegnamento del 1588 dal quale si desume la loro collocazione oltre il fossato. Dalla fine del XVI secolo si avvicendarono i signori Marcello Donato, investiti del titolo di conti nel 1635, i Cattaneo, i Tizzoni che lo trasmisero ai dalla Chiesa, marchesi di Cinzano. Non si hanno notizie circa la fisionomia del giardino antistante il fabbricato, mentre è attestata la presenza nel 1737 di una carciofaia oggetto di secolari attenzioni. Con l'adattamento del complesso alle nuove esigenze residenziali furono compiuti, verso l'inizio dell'Ottocento, diversi interventi sull'edificio principale e probabilmente furono sistemati il parco che circonda il complesso e il giardino che nel 1877 si presentava come un “... cono isolato fu dal Cavaliere Camozzi convertito in un giardino a fiori, ed è proprio a desiderarsi che le piante ornamentali vi siano seminate a piene macchie: poiché saranno esse la più necessaria ed omogenea guarnizione della ricca, svelta ed elegante villeggiatura”. Si deve al cavalier Camozzi o alla successiva proprietaria contessa Adele Hebert Ferreri la realizzazione, verso la fine del XIX secolo, del giardino sviluppato sul versante collinare posto a oriente del castello caratterizzato da una serie da una serie di sinuosi sentieri delimitati da siepi di bosso che, adagiati sul pendio della collina convergono ad una vasca circolare rivestita in pietra silicea. L'originale soluzione di giardino su scarpata, unico nella zona del Monferrato casalese, è attestato in due giardini biellesi a testimonianza del desiderio dei proprietari coltoli del giardino dell'adeguarsi alle nuove tendenze diffuse dalle riviste e dalle esposizioni che proprio in quel periodo stavano prendendo piede nel nord del paese.



Parco del castello Cavallero di Ponzano

Varcato l’androne, il giardino trasmette serenità già per l’armonia dei colori: l’ocra degli intonaci, il verde dalle tante tonalità degli alberi, degli arbusti, del prato, il grigio perla della ghiaia dei camminamenti chiacchierina sotto i passi. I vialetti contornano il tappeto erboso e vi si insinuano, e seguendo bordure di rose e di rosmarino suddividono gli spazi in ognuno dei quali crescono alberi e arbusti attorno ad un albero più importante, ma il maestoso cedro ha un’aiuola tutta per sé. Altri alberi imponenti sono un ippocastano, un cipresso di Lawson cheforma una curiosa scultura vegetale, e soprattutto l’albero più fascinoso del giardino, uno pterocarya cui fanno corona spiree, chimonanthus e un profumatissimo arbustodi Olea fragrans abbracciato alla base da piccole palme. Pterocarya fraxinifolia è una Juglandacea poco diffusa nei giardini monferrini, ma è di straordinaria imponenza l’esemplare che cresce nel giardino del castello di Ponzano; alla sua ombra Ugo Cavallero, Maresciallo d’Italia, amava trascorrere le ore libere dagli impegni: ancora oggi l’atmosfera intorno è soffusa del senso della storia passata in quest’angolo di Monferrato, sottolineata da alcune epigrafi. Siepi di bosso corrono lungo tutto l’edificio, fino alla torre, dalla cui sommità merlata lo sguardo corre su un paesaggio sconfinato: “la valle del Po e le Alpi, a mezzodì l’Appennino e in quell’immenso circolo sono inclusi il vecchio Piemonte e la valle lombarda. Serrati intorno tutti i comuni monferrini e il picco di Crea e il luogo di Moncalvo”, prendendo a prestito le osservazioni diGiuseppe Niccolini. Straordinario belvedere racchiuso tra le ali del castello, il giardino si estende anche lungo un pendio su cui alte siepi di bosso si rincorrono in intriganti percorsi all’ombra di alberi imponenti, cedri del Libano e deodara, abeti, tassi, agrifogli, fino a raggiungere una vasca circolare che non zampilla più ma ancora mostra intatto lo scultoreo basamento in “rocailles” su cui poggia.

 




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